La vita del Creativo

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Che il mio lavoro sia logorante, nel fisico e nello spirito, dovrebbe esservi ormai chiaro. E’ una normale conseguenza dello snaturare il ciclo sonno-veglia con frequenza settimanale. Non ci si può fare niente, se non godersi i giorni di pausa come un uomo nel deserto si gode un sorso d’acqua in una fresca oasi. Se l’oasi poi è un miraggio, la metafora è ancora più calzante.

Potrebbe apparire strano, dunque, che io abbia deciso di consacrare due giorni e mezzo di riposo ad un progetto lavorativo, e di mia spontanea volontà. Ma è successo.

Ho passato gli ultimi due giorni presso la sede della mia azienda (normalmente lavoro presso il cliente, e in azienda ci vado solo per venire redarguito ufficialmente), dove ho visto come lavora l’altra metà del cielo.

Momenti di ilarità alla macchinetta del caffè quando dico ai colleghi del posto che qui hanno addirittura il lusso delle finestre apribili. Momenti di imbarazzo quando capiscono che non scherzo.

In pratica ho speso due giorni a girare e montare un video introduttivo sul mio “reparto” per quelle anime che in futuro finiranno per incastrarsi per la mia stessa via (o per vie simili). In due giorni sono stato vicino agli alti livelli dirigenziali dell’azienda, nella posizione in cui potevo e dovevo dirgli “no ma più convinto”, “direttore, questa battuta lasciamola andare, gettiamola un po’ fuori”.

Due giorni sul confine tra “ah ah bravo sottoposto divertente” e “la tua morte sarà monito per tutti”.

Abbastanza stressante, si?

Alla fine il lavoro è venuto bene. Se avessi avuto mezzi e tempi migliori sarebbe venuto meglio; Ma è inutile piangere sul latte versato.

In altre news, siamo romai a metà Novembre; E’ dunque tempo che si inizi a pensare agli impegni di Maggio.

in realtà non so cosa combinerò settimana prossima; ma pensiamo a maggio, vah.

A Maggio (o periodo simile) si terrà quella che è ormai la decima edizione della Bardolan. Cos’è la bardolan?

La Bardolan è una scusa per chiudersi nel garage del bardo, a Ronchis (Friulandia), attaccare un numero imbarazzante di computer ad una presa elettrica che non si aspetta di certo un trattamento simile e collegarli in rete fra di loro per giocare a giochi che definire vetusti è irrispettoso nei confronti dei floppy da 5″ su cui risiedono.

E’ anche l’occasione per giocare a giochi da tavolo, tipo Descent e bang, o per mangiare come delle bestie, o per bere come delle bestie, o per comportarsi in genere come animali. Ma educati.

Ogni anno, dunque, mi spetta l’onere dell’organizzazione e del pungolare il bardo; se mai un ruolo mi si addice, è quello di pungoliere ufficiale. Va pungolato il bardo per fargli tirar fuori una data; va pungolato per comunicarla ai suoi; va pungolato perchè è divertente il suono che fa quando viene colpito sul costato da un bastone puntuto.

Ogni anno, poi, mi spetta l’onere di decidere assieme al bardo il Gadget della lan. Il primo anno in cui partecipai il gadget pensato fu un set di Dogtags personalizzate. Le mie recitano “he never killed a man that did not needed killing”.

Il secondo anno invece ordinammo una serie di boccali da birra in ceramica bianca lucida, con uno stemma araldico con motto (“memento ludere semper”), che il bardo procedette a rompere in meno di due minuti dallo spacchettamento.

il terzo anno producemmo una linea di abbigliamento dedicato alla lan; magliette e felpe (il dorso di una maglietta, indossato dal modello eldar, è visibile nell’header di questo blog). Incredibile ilarità quando nei locali del posto ci chiedevano di spiegare cosa fosse un nerd. “barriera linguistica” assume un significato completamente nuovo quando cerchi di spiegare a un furlano ubriaco un concetto inglese quando a tua volta sei ubriaco, ma ad un’intensità diversa rispetto a quella del furlano.

L’anno scorso abbiamo affrontato il progetto più ambizioso; Tappetini per mouse della Roccat stampati con un’immagine creata appositamente da me stesso medesimo. Il numero di viaggi e di prototipi stampati è stato veramente imbarazzante. Le facce del negozio a cui ci siamo rivolti, benchè non sia un posto in cui entrano solo persone normali, mostravano chiaramente che una roba così non l’avevano vista mai.

Quest’anno c’è grande imbarazzo. Nell’aria aleggiano varie proposte, ma quella che sembra avere maggior possibilità di farcela ora come ora è quella di una serie di Zippo personalizzati, con un’incisione su un fianco. L’idea mi è venuta durante una sessione di brainstorming con il Bardo (ovvero: dicevo una cazzata via l’altra e lui mi fermava quando ne dicevo una non esageratamente esagerata), e l’incisione potrebbe essere un richiamo a quella dell’accendino del protagonista di Preacher, Jesse Custer, magari meno politicizzata.

Cosa dice l’incisione?

“FUCK CASUALS”

Putting the “Pain” in “Paintball”

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Da poco meno di un anno ho iniziato a giocare a Paintball coi soliti sospetti. Si tratta di uno sport divertente, che premia la velocità, i riflessi, e la sete di sangue.

Armati di marcatori che sparano palline di vernice ad una velocità attorno ai 320 chilometri l’ora al ritmo di circa 15 proiettili al secondo, due squadre si affrontano su un campo pieno di ostacoli, che possono essere regolamentari oppure scenari customizzati a seconda del campo in cui si gioca.

Si parla, quindi, di circa 900 palline di vernice in un minuto, assumendo che al fucile sia attaccato un serbatoio grosso come minifrigo. Più probabilmente si tratta di un paio di colpi, dato che per fortuna (?) nessuno di noi possiede ancora fucili elettrici, e la velocità del colpo dipende dalla velocità di pressione del grilletto.

Sapete cos’altro viaggia a 320 km/h? Gli oggetti lanciati in giro dai venti che si trovano tipicamente in un tornado di classe 3F. Le classi arrivano fino a 5F.

E’ chiaro come sia uno sporta che porta naturalmente all’introspezione e alla calma.

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in questa immagine, potete vedere l’introspezione che cola

Nonostante l’estremo sforzo fisico richiesto, dunque, il paintball è diventato uno dei tanti (pochi) sport che pratico, proprio in virtù del suo influsso terapeutico.

E poi ci si fa e si fa male al prossimo, in un environment in cui non ci si puo’ lamentare del fatto che ci si stia facendo male a vicenda.

Domenica dunque andiamo a giocare al nostro solito campo di Cisliano, dove siamo di casa come il cugino scemo che quando viene ti sbava sui giocattoli e rompe i tuoi lego. Rassegnato, il personale del campo ci arma di fucili e palline prima di abbandonarci al nostro destino nei campi nascosti tra i campi della campagna Milanese.

Incredibilmente, la giornata prosegue senza che mi ferisca o mi faccia male in maniere irreparabili (come al mio solito); Anzi, riesco a rimanere quasi intoccato fino all’ultima partita, in cui cado rovinosamente durante un confronto con Nick e lui, sportivamente, mi pianta una pallina nella gamba prima di controllare se sto bene.

E’ li che si alza, convinto di aver eliminato l’ultimo membro della squadra rivale, quando gli dico, con voce rotta, “guarda che c’è ancora jacopo”.

“oh cazzo!” dice lui, si riacquatta e si gira, giusto in tempo per vedere jacopo a cinque metri da lui piazzargli due palle in pieno petto.

Ah, le gioie del paintball…

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alla fine è una scusa come un altra per vestirsi da pirla

Dopo partita a base di salamella e birra, ovviamente; Inizia a fare freschino, al punto che mi tolgo la mimetica e le protezioni e il calore corporeo si condensa in vapore attorno alle mie maschie e virili spalle, e mi sento un po’ chensciro. Meno il fisico. E le arti marziali. E le cicactrici, ma non tutte.

Dopo aver ingollato la salamella, è il momento di una corsa scavezzacollo (not really) verso l’ufficio, dove mi attendono otto gloriose ore di turno. La domenica è sempre bello perchè se non succede niente puoi stare un po’ in standby, insomma, non ci sono guasti, siamo un cnetro guasti…

E’ con enorme gioia e piacere che apprendo, dunque, che invece c’è qualche sola in corso. La sola rimarrà in corso durante tutto il turno e verrà da me donata al mio cambio, anch’esso smanioso di mettere le mani su cotanta sola.

Ad un certo punto sto parlando con un mio pari di un’altra società italiana, e gli chiedo di misurare una tratta di loro competenza per stabilire se c’è o meno un taglio fibra.

Come funziona: ognuno per propria competenza, gli ISP italiani misurano la lunghezza di fibra ottica lanciando un segnale sul cavo e misurando il tempo che ci mette a tornare. Confrontano questa misura con quella di rilascio, e stabiliscono così se il cavo è improssivamente diventato più corto per mano divina o guasto terreno.

“mi serve dunque che misuriate da Bolzano vero Verona”
“ok, mi dici dove vedte l’interruzione?”
“…no, lato nostro è tutto ok, mi serve che misuriate il vostro lato”
“ok, ho capito, ma a che km vedete la rottura? sul nostro lato?”
“ma se lo sapessi secondo te avrei bisogno di chiedertelo?”

E poi ci si stupisce che in italia internet vada male…