Identity Crisis

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L’altro giorno decido che è arrivato il momento di entrare negli anni duemila a gamba tesa e di abbandonare quell’odioso pezzo di carta che mi trascino dietro da troppi anni, per passare alla carta d’identità elettronica.

L’ultima volta che ho perso il portafoglio (e dice molto di me il fatto che mi riferisca all’avvenimento come “l’ultima volta che” e non come “quando è successo che”) sono andato a rifare i documenti, chiedendo se fosse possibile fare direttamente quella elettronica.

“Guardi” – dice l’usciere – “deve chiedere allo sportello ma direi di si”
“sa, non vorrei fare ore di fila per niente…”
“no ma oggi scorre, ci mette poco”

Ci metto così poco che faccio a tempo a uscire per mangiarmi una fetta di torta da California Bakery e a tornare, che non sono ancora arrivati al centinaio del mio numero.

Dopo un’attesa che non mi pento di definire estenuante, raggiungo finalmente la sportellante a cui chiedo, per prima cosa, della carta d’identità elettronica.

“buongorno dic–”
“CARTA ELETTRONICA STRONZA, VOGLIO LA CARTA ELETTRONICAASDJAKDN”

Purtroppo la signorina (“signorina”) mi comunica che avrei dovuto chiamare il numero del comune e prenotare l’appuntamento per l’emissione, e che c’è una lista d’attesa di qualche mese.

Sconsolato, accetto il mio documento cartaceo rinascimentale e proseguo con la mia vita, fino ad oggi.

No, fino a qualche giorno fa. Chiamo il numero verde del comune, e dopo un breve (“breve”) periodo di attesa vengo messo in contatto con la tipica impiegata a cui non hanno spiegato che quando il telefono squilla va alzata la cornetta e va instaurata comunicazione con la persona all’altro capo del ricevitore.

“Si, Dica”
“Buongorno! vorrei prendere appuntamento per avere la carta d’didentità in formato elettronico…”
“Aspetti”

Passano un paio di minuti in cui si sente scrivere su una tastiera, sospiri.

“Mi da’ un numero di telefono?”
“va bene un cellulare?”
“un momento”

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“Luisa, vieni a vedere questo qui cosa vuole che faccia col telefono.”

Un momento? Credevo di aver fatto una domanda retorica… che mi porta a circa 5 minuti di silenzio interrotti solo da colpi di tosse. Pensando che stia aspettando input da parte mia, chiedo,

“glielo do’?”
“ho detto un attimo di pazienza, scusi, eh!”

A questo punto sto cercando su google maps la via più veloce per raggiungere gli uffici dell’anagrafe e leggo l’articolo “cento modi di introdurre armi letali in luoghi pubblici”. Sono al metodo 21 – corrompere l’usciere con un chilo di soppressata, quando:

“si allora mi dica”
“tre quattro eccetera..”
“eh si ma piano eh”
“trrrrreee… quuuuaaaaattrooo….”
“va bene. Cosa vuole?”
“..come scusi?”
“perchè ha chiamato?”
“…volevo prendere appuntamento per la carta d’identità elettronica…”
“e perchè?”

Ammetto che la domanda mi spiazza.

“Perchè prendo appuntamento? sapevo che serviva appuntamento…”
“Si, ho capito” – sbotta la signora – “ma perché vuole una nuova carta d’identità?”
“…perchè nel 2013 portarmi dietro un A5 piegato quando tutto il resto dei miei documenti sono di plastica mi pare un po’ anacronistico”
“eh ma noi mica la emettiamo solo per comodità sua, eh!”

A questo punto sono al telefono da circa venti minuti, cinque dei quali passati in attesa che la signora trovi il modo di incidere il mio numero di telefono su una tavoletta di pietra (o equivalente, visto il tempo impiegato). Sono leggermente irritato quando le chiedo,

“ma scusi, quindi cosa faccio? aspetto che si rompa o che scada?”
“eh si!!”
“ma quando sono venuto a rifarla mi è stato detto di chiamare il numero per farla sostituire…”
“eh, lei doveva chiamare qui, e la rifacevamo elettronica, adesso che la ha cartacea la deve tenere finché non scade o non la perde”

“o non la perde”, dice lei. Come è facile perdere documenti oggigiorno. Specie se li vuoi rifare meglio.

“facciamo conto” – dico, traboccando sarcasmo “che io oggi esco e la perdo. Quanto ci vuole a rifarla?”
“la lista d’attesa è sette mesi”

La telefonata termina poco dopo.

Sette Mesi.

Nei quali, secondo loro, io rimango senza documento d’identità. Mi domando: la CDI elettronica è una tessera stampata con banda magnetica. Tempo di stampa, ad immaginare che venga fatta a mano da un certosino, cinque minuti. Tempo di emissione del documento cartaceo: trenta secondi esatti. I dati li hanno già. Come può esistere una lista di attesa di sette mesi? O tutta Milano sta cambiando documento (e tutti l’hanno perso contemporaneamente, rubato dalla banda bassotti in un colpo audace), oppure ne fanno tre al giorno, estraendo i fortunati a caso.

Non so come mai, ma propendo più verso la seconda ipotesi.

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